Category Archives: Eliver

E per Carnevale, le frittelle di Nonna Rina

Lo so che è un po’ tardi per postare una ricetta di Carnevale, ma questo mese è passato in un vortice di cose da fare, e solo ora riesco a mettere insieme idee e materiale per scrivere questo post. E poi le frittelle sono buone tutto l’anno 🙂

Frittelle

Quella che segue è la ricetta delle frittelle che faceva la mia nonna materna, nonna Rina, per la gioia mia, di mia sorella e dei miei cugini e cugine, quando arrivava il carnevale. Quel pomeriggio, a casa sua, era una vera festa.

Per almeno 10 anni l’ho tenuta chiusa nel mio quadernino blu delle ricette, senza mai provare a misurarmi con le mani d’oro della nonna. Poi quest’anno, guardando il faccino di Enrico – che ormai ha 3 anni – ho deciso che era arrivato il momento di ravvivare questa tradizione di famiglia.

Il risultato lo potete vedere nella foto: 3 vassoi di frittelle cicciotte e saporite, di cui uno fatto fuori a casa, un po’ regalate alla mia amica e vicina Manuela e ai suoi simpatici gemelli, un altro vassoio portato in ufficio per la gioia dei colleghi.

Ingredienti

  • 500 gr di farina
  • 2 uova intere
  • 250 cc di latte
  • 50 g di burro
  • un cubetto di lievito di birra
  • 75 g di zucchero
  • la buccia grattuggiata di un limone

Sbattere le uova con lo zucchero. Aggiungere piano la farina e il latte. Far squagliare il burro e aggiungerlo tiepido all’impasto. Aggiungere poi il limone e il lievito, sciolto in un pochino di latte. Lasciar lievitare per 1 ora circa in un posto tiepido. Alla fine della lievitazione, stendere la pasta su un piano infarinato e formare le frittelle col buco (io ho usato un tagliabiscotti tondo per la frittella e un tappo di bottiglia d’acqua per il buco), quindi metterle da parte a lievitare per una mezz’ora. Quando sono diventate tonde, raccoglierle delicatamente una a una e friggerle in abbondante olio di semi, rigirandole una volta sola. Quando sono dorate, scolarle dall’olio e zuccherarle a piacere in un altro vassoio.

PS: io ho fritto anche i “buchi” – sono diventati simpatiche palline zuccherate, dorate e croccanti.

Solo il mimo canta… su Second Life

La sera del 27 febbraio ho partecipato a uno degli appuntamenti di Libriamo Tutti, progetto crossmediale di invito alla lettura attraverso internet, biblioteche e mondi virtuali.

L’appuntamento era su Second Life ed è stato trasmesso in diretta (e registrato) su LiveStream.

Qui potete riascoltare il mio intervento, al minuto 01:09:00 del filmato:
http://livestre.am/1je5c

Ho parlato con piacere del libro “Mockingbird” di Walter Tevis, tradotto in Italia come “Solo il mimo canta al limitare del bosco” (Ed. Nord, da tempo introvabile) o, più recentemente, come “Futuro in Trance” (Urania Collezione – Mondadori).

E’ un libro poco noto, in Italia, ma che a me è sempre piaciuto molto, da quando l’ho scoperto – per puro caso – nei primi anni ’90.

A world where humans wander, drugged and lulled by electronic bliss. A dying world of no children, no art, no reading. A strange love triangle: Spofforth, the most perfect machine every created, whose only wish is to die; Paul and Mary Lou whose passion for each other is the only future. Some still refuse to surrender.

Se vi capitasse di trovarlo in giro, non perdetevelo.

Qui ne potete ascoltare un pezzetto, letto da Paco.

Un loop infinito per S.Valentino

Loop InfinitoIn questi giorni ho finalmente trovato il tempo di concludere un racconto che avevo iniziato anni fa, in un rovente pomeriggio d’agosto senz’aria condizionata. Si chiama “Loop Infinito” ed è una storia dedicata a Maggie, la giovane killer al soldo del Kranio, e l‘Ebreo, la new entry della banda del Maze, hacker dalle capacità quasi leggendarie ma assolutamente incapace di gestire il rapporto umano con i suoi colleghi della Kranio Enterprises.

Sullo sfondo di una delicata missione di “recupero” di un prezioso componente elettronico per conto del Kranio, la storia ha un piede sulle trafficate Derivazioni della City e uno nella Virtual-Rete. Le scintille che scoccano, però, non sono causate dai temibili firewall, ma dai sentimenti conflittuali di Maggie per il suo collega, e viceversa. Lei lo detesta, ma non riesce a smettere di pensare a lui. Lui non la sopporta, ma la notte non riesce a dormire. E’ un pericoloso loop infinito che rischia di mettere a repentaglio l’esito della missione. Potrà uno Steel Angel fare la differenza? 🙂

Un po’ cyberpuk e un po’ love story, ve lo propongo come lettura di S. Valentino ❤

https://www.amazon.it/dp/B0077ZDML0

Dopo 112 anni, ho ritrovato Rosa

La mia caccia agli antenati va avanti ormai da molti anni, e procede con fortune alterne.

In alcuni momenti mi limito a trovare micronotizie su Alberto e Rosa sulle riviste teatrali dell’epoca, il commento di un critico, il manifesto di una delle tante compagnie in cui hanno lavorato, e il mio enorme file Excel cresce di una riga o due.

In altri momenti, invece, la fortuna all’improvviso mi sorride e aggiungo una decina di foto provenienti da qualche museo, o una notizia interessante che “chiude un buco” in una storia che diventa sempre più articolata.

Il passato weekend, in piena influenza, ho avuto uno di questi momenti magici – dopo 112 anni, ho ritrovato la mia trisnonna Rosa Arnaldi Vernier, attrice drammatica e moglie di Alberto Vernier, attore e capocomico nella seconda metà dell’800 italiano.

Ritrovata in che senso, chiederete? Beh, il fatto è che si era perso il ricordo preciso di dove fosse morta e quando. La tradizione orale di famiglia parlava di Pola, ed effettivamente avevo già conferma che Alberto avesse diretto il Teatro Comunale di Fiume fino al 1900, ma sulla ridente cittadina di mare non avevo ancora mai trovato nulla di definitivo.

Cercando informazioni sui cimiteri di Pola, mi sono imbattuta in un articolo che riportava una classificazione delle varie sepolture del cimitero di Monte Ghiro e del loro stato di conservazione, che citava un attento lavoro di catalogazione svolto da un ricercatore del Centro Ricerche Storiche di Rovinio, “Studio sullo sviluppo storico-ambientale – Indirizzi per la conservazione dell’area memoriale del cimitero di Monte Ghiro”. Così, nella speranza di poter accedere ai loro dati di catalogazione per verificare l’eventuale esistenza di una tomba Vernier, ho contattato il dott. Marsetic, che mi ha gentilmente elencato tutti i Vernier che risultavano dalla sua catalogazione. Quattro o cinque nomi, ma nessuno rilevante, e Rosa non era tra di loro.

In seconda battuta, ho avuto modo di spiegargli meglio le mie ricerche, e – incredibilmente – in poche righe ho avuto la risposta che da tempo cercavo.

Rosa è effettivamente a Pola: è morta il 16 gennaio 1900 a 65 anni per una apoplessia cerebrale ed è stata tumulata nella tomba Dorigo. Su questa, però, non vi è alcuna iscrizione che indichi la sua presenza, povera Rosa. Bisognerà provvedere prima o poi, o magari riportarla a casa, in Italia, a fianco al suo amato Alberto.

Crocierando a Capodanno nel Mediterraneo

Ebbene sì, l’abbiamo fatto davvero 🙂

Siamo partiti in pieno inverno per una crociera nel Mediterraneo, per festeggiare il Capodanno 2011, su MSC Splendida, una nave da crociera davvero smodata.

Sette giorni in mare: da Genova a Barcellona, quindi una giornata di navigazione per arrivare, la mattina seguente, a Casablanca, ripartire all’ora di cena per arrivare l’indomani a Gibilterra, quindi ripartire per Valencia e finire con Marsiglia, per poi tornare a Genova.

Un bel giro, insomma.

Perché una crociera, considerato che non ho mai amato stare dentro le navi? Abbiamo pensato che potesse essere una buona soluzione per fare una vacanza riposante con un bimbo di tre anni. E abbiamo avuto ragione, effettivamente, a parte qualche piccola inevitabile sòla.

Queste le principali evidenze che abbiamo potuto toccare con mano:

Evidenza n.1
Sulle navi da crociera non si soffre il mal di mare – Vero.
Con onde alte 6 metri, nel mezzo del Golfo del Leone, non avevo neanche un po’ di nausea. Ma vedere il mare così arrabbiato, sia di giorno che di notte, è un vero spettacolo. Impressionante!

Evidenza n.2
Sulle navi da crociera si mangia continuamente – Vero.
Colazione continentale ai ristoranti o al buffet, con TUTTO il possibile, poi qualche ora in giro per la nave o in piscina, oppure in escursione a terra. Se si sbarca prima di pranzo, tutti a pranzo al buffet a mezzogiorno, quindi giù dalla nave in giro per la città, tutti a bordo all’ora stabilita e poi – dopo un riposino – giusto il tempo di un rapido aperitivo ed è già ora di cena (alle 18:30 il primo turno ai ristoranti principali, alle 21:00 il secondo, quando si vuole al buffet). Le cene ai ristoranti erano tematiche, dedicate alle varie città italiane e alle relative specialità (Milano, Roma, Bologna, Palermo) più una serata “Made in Italy” veramente da turisti, con tanto di finto cuoco italiano col parruccone ricciolone, un piatto di spaghetti in mano e il cappellone bianco. Sigh… Cmq, porzioni relativamente piccole, ma con tutto quel mangiare erano perfette. Gusto italiano, cura nella preparazione, mai un mal di pancia. Peccato solo per i camerieri filippini, indonesiani, balinesi che ne combinavano sempre una diversa (vedi oltre).
Al buffet invece c’era una scelta molto ampia tra primi (tanta pasta, ma anche la zuppa), la pizza, gli hamburger, i wurstel, insalate, salumi, formaggio, dolci, ma tutto abbastanza sempre uguale. In più però c’era una zona “etnica” che preparava qualcosa di diverso ogni giorno, però funzionava solo a pranzo. A cena c’era un limitato subset del tutto, per chi non se la sentiva di affrontare il ristorante. Enrico, i primi giorni, si è nutrito di pizza, patatine e wurstel ed era felicissimo. Noi un po’ meno 😀

Evidenza n.3
Sulle navi da crociera tutto si paga extra – Vero.
Il costo (salato!) del biglietto “all inclusive” include effettivamente soltanto il trattamento di pensione completa, senza le bevande. La cruise card magnetica individuale – abbinata alla carta di credito – è stata la cosa che abbiamo utilizzato maggiormente. L’acqua è disponibile 24/7 al buffet, tramite dei dispenser a pulsante, insieme al caffè americano e al thè. Una bottiglia da 750cc di acqua frizzante invece costa 2.40€, ma volendo si può comprare un carnet che costa circa 30 euro e dà diritto a 14 bottiglie, così le si paga un po’ meno. Collegarsi a internet costa 12 euro per 1h, da utilizzare “al secondo” tramite una web application che permette di connettersi sia tramite il wi-fi della nave (che copre i saloni e male le cabine) sia tramite cavetto ethernet in cabina. Si può portare da casa o noleggiare alla reception con una cauzione di 10 euro, che viene restituita. Oppure ci sono le postazioni nella Cyberlibrary che è una piccola biblioteca internazionale con 4 postazioni internet, che funzionano come descritto sopra. Quanto al telefono, in navigazione è attivo il roaming marittimo di TIM, a cifre che vi lascio immaginare. Ma navigando lungo la costa, spesso i telefonini agganciano l’operatore e io ho telefonato molto spesso con Vodafone Espana a tariffe convenienti. Insomma, per non spendere troppo, bisogna saper aspettare.

Evidenza n.4
Sulle navi da crociera non ci si annoia mai – Falso, o meglio, dipende.
Se vi piace la vita da villaggio turistico, il programma del giorno è pienissimo: aerobica, jogging, squash, tornei di carte, balli caraibici, liscio, bingo, discoteca, il casinò e tutto quello che può venirvi in mente c’è. Ma se siete persone tranquille in cerca di una vacanza rilassante, non vi resta che la bellissima piscina coperta (quella esterna d’inverno è per i pinguini e qualche tedesco temerario) arricchita da tre grandi vasche idromassaggio con l’acqua calda. Peccato che altre 250 persone abbiano avuto la stessa vostra idea – e su quasi 4000 persone a bordo non è nemmeno tanto – e che le vasche idromassaggio siano piene tipo scatole di sardine. Quindi optate per un giro sulla nave, ma dopo qualche chilometro le vostre gambe ne hanno abbastanza. E poi c’è il Baby Club, una delle”features” che ci aveva orientato verso la crociera: un bell’asilo pieno di giochi, dove animatrici simpatiche si prendono cura dei bimbi mentre voi oziate. E invece NO. Perché il caro Enrico non aveva ancora compiuto 3 anni (mancava meno di una settimana) e non l’hanno ammesso, nemmeno accompagnato dai genitori, che NON potevano stare al Baby Club in nessun caso. Morale, il bimbo è stato tutto il tempo con noi, e  meno male che gli avevamo portato il lettore DVD portatile e una pigna di film d’animazione! Per noi, invece, alla TV c’era una ricca scelta di film non nuovissimi a pagamento, oppure i 6 canali “nazionali” e la loro immensa offerta di… niente. Per questo ci siamo riposati: costretti a dormire perché non c’era assolutamente NIENTE da fare per passare il tempo. YAWN! 😮

Evidenza n.5
In crociera si fanno tanti amici – Falso

Sulla nave c’erano oltre 4000 persone e nessuna possibilità di incontrarsi due volte, a meno di complicati appuntamenti. Siamo stati quasi sempre per conto nostro, a parte qualche escursione e qualche cena… ma sempre con persone diverse.

Evidenza n.6
Le crociere sono pericolose (vedi Costa Concordia) – Falso

Il nostro capitano è stato molto prudente: abbiamo trovato mare grosso al largo di Marsiglia e ha scelto di saltare la tappa del viaggio – con tutto quello che comportava in termini di risarcimenti – e di proseguire verso Cannes, dove sono stati sbarcati i passeggeri francesi e reimbarcati quelli che partivano quel giorno. Morale: la crociera è sicura, se al timone c’è una persona seria.

Consigli per chi fa lo stesso viaggio

Barcellona

Il Terminal Crociere è a destra del porto vecchio, oltre un lungo ponte. Farsela a piedi non è una buona idea, ma la navetta fornita da MSC fa davvero poca strada per giustificare la spesa. Conviene un taxi per la Rambla, che è davvero vicina.

Casablanca

A parte la moschea Hassan II non c’è quasi nulla di bello da vedere e c’è un traffico pazzesco. Siamo rimasti molto delusi. I taxi allineati davanti alla nave vi costringeranno a sborsare 80 euro per fare il tour, se non lo volete fare non vi prendono. Alternativa è fare a piedi tutto il porto industriale, tra i fumi tossici e i camion, e arrivare al parcheggio taxi davanti all’ingresso. Qui assalto al turista e nessun rispetto per i pedoni: vi distraete e vi investono. Alla fine abbiamo dato 40 euro a un tassista, Driss, che ci ha portato a destra e a sinistra tutta la mattina, ma non valeva la pena. Siamo tornati alla nave stressati, sporchi e stanchi. Consiglio: trovate qualcuno che vi porti solo alla moschea, e che vi aspetti lì. Oppure prendete il torpedone per Marrakesh all’alba, con tutti gli altri crocieristi: sono molte ore di viaggio ed è caro, ma almeno vedete un po’ di Marocco serio.

Gibilterra

Non è previsto il servizio navetta, ma allo sbarco dalla nave – subito davanti al piccolo terminal Crociere – ci sono schiere di taxi e pulmini pronti a portarvi in giro per l’isola. Noi abbiamo preferito camminare fino al centro città – una ventina di minuti di passeggiata in pianura – e vedere la Main street, molto carina. In fondo a questa, altri taxi sono pronti a portarvi in tour, a vedere la Rocca, le grotte, le scimmie, le Colonne d’Ercole, i cunicoli dell’assedio. Ma fate scorta di pazienza, perché la stradina che sale e scende dalla montagna è un’unica fila di taxi che camminano a passo d’uomo , ti fanno scendere per vedere qualcosa, continuano a camminare a passo d’uomo e ti recuperano 100 metri più avanti. Però bello.

I Nani di Sulci è sul Kindle Store

I Nani di SulciI Nani di Sulci è un racconto fantasy che si presta a diversi livelli di lettura: quello della storia fantastica per i lettori più giovani, quello del messaggio ecologico sul pericolo dell’inquinamento e l’invadenza della tecnologia, quello etico sulla lotta alla natura conservatrice degli uomini, e quello regionale ispirato dalla terra di Sardegna.

C’è l’avventura, divertente, commovente e a volte paurosa, del coraggioso nano Sassu e la sua meraviglia nei confronti della magia della natura. C’è la forza dell’eroe che, abbandonato dai suoi amici ma sostenuto dall’amore coniugale, persegue il suo obiettivo da solo, rischiando la vita per il bene della comunità e delle generazioni future.

Ma la vera forza di Sassu non è nei suoi muscoli: è la forza del cuore. Sassu non pensa mai a se stesso e, quando giunge il momento, è pronto a sacrificarsi per ottenere dal mago l’energia pulita. E poi, quando vecchio e stanco torna a casa e la moglie quasi non lo riconosce, si rimbocca ugualmente le maniche per dare l’esempio ai giovani e costruire insieme a loro un mondo migliore per tutti.

I nani del racconto sono delle creature affascinanti nella loro semplicità: profondamente legati alla terra e alle loro tradizioni, vivono in modo immutabile da più di mille anni, accontentandosi di fare bene il loro lavoro e di ascoltare le storie di popoli lontani dalle voci dei viandanti. Gli elfi invece sono un popolo nomade di pastori: vivono in modo solitario e ramingo, a stretto contatto con la natura. Sono più abituati a stare con le greggi che con altre persone e nei boschi hanno trovato le loro divinità. Il dio degli elfi è un dio degli alberi e vive in un leccio millenario; il dio dei nani è un dio delle forge, un dio tecnologico che soffia fuoco e fiamme e copre Sulci di polvere di carbone. Gli elfi venerano la natura immutabile, i nani la forza della tecnologia.

L’elfo Lai è la voce della natura incontaminata, il ricordo di una vita che per gli abitanti di Sulci non è più possibile: la tecnologia infatti è diventata parte della loro vita e per non abbandonarla sono disposti a lasciare che la loro valle venga distrutta dall’inquinamento.

Ecco il mostro della storia: non il Mago del Gennargentu, dalle folte ciglia e dalla voce cavernosa, ma l’Inquinamento. Un mostro sottile, quasi invisibile, che si insinua nell’apparente normalità della vita di Sassu. Questa sua lentezza inesorabile lo rende più pericoloso di un drago, perché non si può uccidere l’inquinamento: per annientarlo bisogna cambiare le proprie abitudini di vita e questo è più difficile che uccidere un drago.

Come non riconoscersi nel popolo di Sulci, così assorto dalla routine quotidiana da non accorgersi che il loro mondo si sta lentamente avvelenando? Quante assemblee cittadine hanno voltato le spalle al Sassu di turno, dandogli del visionario e del pazzo, pur di non essere costretti a mettere in discussione il loro modo di vivere?

Un messaggio estremamente attuale, dunque, calato in una versione fantastica della Sardegna dei minatori, dei contadini e dei pastori: una terra aspra ma generosa, con i suoi nomi e luoghi, i suoi colori e profumi, gli animali, il cibo e il vino, che sbucano qua e là nella narrazione contestualizzandola in un modo appena accennato ma perfettamente riconoscibile e gradevole per i suoi estimatori.

L’e-book di “I Nani di Sulci” è acquistabile sul Kindle Store a 0.99€

“Kraniofuturo” è sul Kindle Store

“Kraniofuturo” è sul Kindle StoreUn po’ per la voglia di provare Amazon Digital Publishing e un po’ per dare nuova vita ai miei racconti del Kranio, ho deciso di pubblicare sul Kindle Store una raccolta che ho intitolato “Kraniofuturo“.

Nella raccolta troverete tutti i racconti principali della serie Kranio Enterprises riuniti finalmente in un unico volume elettronico.

In particolare:

Tales from the Maze vi accompagnerà a conoscere il locale notturno gestito dal Kranio, il Maze, nel cui ventre fumoso si muovono mutanti, virtual surfer, pusher di droghe sintetiche e killer a pagamento. Nell’entourage del Kranio non manca proprio nessuno.

Hungry Light vi farà correre sul filo della virtual rete insieme all’Ebreo, a caccia di un cyberkiller che ha preso di mira il Kranio e i suoi.

Origami, vincitore del premio Best of Delos del 2002, vi mostrerà la Periferia e le Wasteland attraverso la cybercam oculare di Maggie, giovane e micidiale killer in missione per conto del Kranio.

I custodi del Passato (il più femminile della serie, già pubblicato nell’antologia “Donne al Futuro” ma ancora inedito online) vi farà  scoprire il passato di Rafe Finn, l’agente privato di Origami: assoldato da una donna misteriosa per ritrovare il suo socio, si troverà invischiato in una cospirazione che affonda le radici nel passato remoto del mondo. E chi ha letto ClipArt riconoscerà una Alexandra Hill più giovane ma sempre piena di grinta.

Il libro non è coperto da DRM ed è acquistabile sul Kindle Store:

http://amzn.com/B005YCA77A

Sito personale: il mondo è più veloce

L’altro giorno discutevo con un collega se abbia ancora senso avere un sito personale come questo.

Io stessa mi sono accorta che, in questi ultimi due anni, la mia attività di comunicazione si è decisamente spostata su Facebook, dove tutto è più veloce e meno meditato. Ho postato sul blog soltanto quando dovevo scrivere qualcosa che avesse un valore oltre l’immediato – e questo, nella mia vita ormai frenetica di working mother, accade abbastanza di rado.

Intendiamoci, secondo me il sito/blog è ancora il modello corretto quando qualcuno vuole “rappresentarsi” online in maniera pubblica, al di fuori del proprio network sociale. Il sito personale resta però un canale lento, diciamo “istituzionale”, che deve assolutamente rimandare ai canali social per le informazioni più veloci e personali.

Quindi al mio amico ho consigliato un sito personale superleggero, massimo 3 pagine, dove dire l’essenziale di sé, facile da mantenere e che non sembri “morto” se viene aggiornato di rado. E, bene in vista, una bella batteria di link/widget che rimandano alla propria presenza social, in modo da dare al lettore la possibilità di fare un salto di qualità ed entrare in comunicazione diretta.

Chissà se mi ascolterà 🙂

A caccia degli antenati – Aggiornamento

Non so se vi sia mai capitato di dare un’occhiata alla pagina dedicata alla mia personale caccia al tesoro, cioè alla ricostruzione della figura e della carriera di Alberto Vernier, artista drammatico dell’Ottocento italiano e mio trisnonno paterno.

Dalla famiglia, purtroppo, ho potuto recuperare poco e niente – due o tre foto e qualche indicazione “orale” su chi fosse Alberto e da dove venisse.

Ma i libri dell’epoca e gli archivi dei teatri mi stanno dando delle belle soddisfazioni, e ormai, dopo una decina d’anni di caccia, ho messo insieme un interessante corpus di informazioni, che ho riportato per sommi capi su questo sito.

La mia speranza è che qualcuno possa darmi una mano, anche se capisco che non sia affatto facile. Ma visto che Internet è la mia fonte principale di informazioni, non dispero e continuo la caccia agli antenati :).

Panini dolci: yummy!

Sono venuti davvero buoni, pur essendo il primo tentativo: leggeri, saporiti, belli dorati.
Usare la macchina del pane come “strumento preparatorio” al forno mi sta dando delle soddisfazioni. E’ molto diverso che lasciar fare tutto a lei, cottura compresa.
A voi giudicare il risultato 🙂

Panini

PS: Ringrazio Tzunami e Gielleffe per la favolosa ricetta raccolta all’interno del Ricettario per la Macchina del Pane, scaricabile su www.farwest.it/varie/gielleffe.zip