Bianco e nero

Una fanfiction su Navy NCIS
di Elisabetta Vernier

Seduta su una panchina nel parco, l’agente Caitlin Todd aspettava Seduta su una panchina nel parco, l’agente Caitlin Todd aspettava la sua amica Marcie per una consulenza informale su un mucchio di banconote false trovate in tasca di uno spacciatore annegato.

Con la mente vagava, cercando di dare un senso al caso a cui stava lavorando, e nel frattempo la matita che stringeva nella destra si muoveva frenetica sul foglio, quasi dotata di una volontà propria, schizzando in bianco e nero i lineamenti di un volto che Kate non pensava di conoscere già così bene.

Dal blocco la fissava il viso dell’agente speciale Jethro Gibbs Dal blocco la fissava il viso dell’agente speciale Jethro Gibbs, il suo nuovo capo all’NCIS, lo stesso uomo che la faceva trottare come una novellina avanti e indietro per Washington a caccia di informazioni.
Lei che fino a poche settimane prima era parte dello staff presidenziale, lei che lavorava sull’Air Force One…

– Accidenti a te, Gibbs – mormorò tra sé, intrappolata tra i sentimenti ambigui che l’agente Gibbs suscitava in lei.

Non faceva che prenderla in giro, ma in alcune rare occasioni aveva anche dimostrato di apprezzare il suo lavoro. Dimostrato sì, detto mai.
Naso deciso, sopracciglia scure che sottolineavano occhi azzurri e vivaci appena segnati dagli anni che non erano più quaranta... Non era uno di molte parole, Gibbs, e Kate ci si era già abituata. D’altronde, a che servivano le parole? Quando le piantava quei suoi occhi azzurri in faccia, quando sollevava un sopracciglio come per dire “Non dovresti darti da fare?” la faceva sentire una bambina colta a rubare la marmellata.

Kate tornò ad abbassare gli occhi sul disegno, incredula per ciò che la matita disobbediente aveva disegnato, e quello che vide le strappò un sorriso. Era il viso di Gibbs, d’accordo, ma forse il naso era un po’ troppo piccolo e le labbra troppo sottili.
– Sono stata troppo generosa con te, Gibbs…. – disse, agitando la matita come per redarguire scherzosamente il disegno. – Hai il naso più grosso.

Le rare volte che si era avvicinata a lui tanto da toccarlo... Naso deciso, sopracciglia scure che sottolineavano occhi azzurri e vivaci appena segnati dagli anni che non erano più quaranta, fronte ampia e capelli grigio argento cortissimi sulla nuca ma più lunghi sulle tempie. Quel disegno non gli rendeva giustizia: dall’espressione degli occhi, dalla piega morbida della bocca non traspariva quella scintilla di ironia che ogni tanto si accendeva sul suo viso scacciando l’espressione accigliata che era il suo marchio di fabbrica, manifestazione visibile del suo temperamento chiuso e scostante.

Le rare volte che si era avvicinata a lui tanto da toccarlo – sempre per cause fortuite, ovviamente, perchè Gibbs rifuggiva il contatto fisico – Kate aveva percepito la sua tensione costante, l’elettricità che scorreva nei suoi tendini, nei muscoli, trasformandolo in un fascio di nervi sempre pronto a scattare. Forse era colpa del caffé che beveva a litri, a ogni ora del giorno e della notte.

ma Gibbs l'aveva fatta sentire una persona speciale Ripensando al giorno in cui si erano conosciuti a bordo dell’Air Force One, Kate sentì una fitta di nostalgia: allora lei era soltanto un agente dei Servizi Segreti, ma Gibbs l’aveva fatta sentire una persona speciale. Da quando lavorava per lui, invece, era diventato brusco ed esigente, freddo e di poche parole.

...con un sorriso che le aveva fatto sciogliere le ginocchia Quasi non sembrava lo stesso Gibbs che, per convincerla a portarlo con lei sul volo di ritorno del Presidente verso Washington, le aveva chiesto “per piacere” con un sorriso che le aveva fatto sciogliere le ginocchia e che ancora ricordava come se le si fosse stampato a fuoco sulla retina. “Per piacere” era una di quelle frasi che sembravano scomparse dal suo vocabolario, insieme a “grazie” e a “ottimo lavoro”.

non aveva nessuna voglia di dare spiegazioni. Soprattutto perchè non ne aveva.Un rimbrotto, un attimo di gelo, poi quel suo mezzo sorriso e una battuta – di solito un po’ acida – per sdrammatizzare. Era così che andavano avanti le sue giornate all’NCIS, tra alti e bassi, tra il bianco e il nero. Bianco e nero, proprio come l’immagine del viso di Gibbs che ora la guardava dal blocco, quell’immagine che la sua matita non avrebbe dovuto disegnare, che le sembrava quasi di avere rubato. Imbarazzata, si affrettò a coprire il disegno: Marcie stava arrivando e Kate non aveva nessuna voglia di dare spiegazioni.
Soprattutto perchè non ne aveva.

© Elisabetta Vernier per la storia – 2005
© Belisarius Production for all NCIS names and characters.
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